Mindful Eating
Mindful Eating significa mangiare in modo consapevole, cioè diventare pienamente coscienti di cosa si mangia, quando e quanto si mangia. Molte persone purtroppo hanno un rapporto alterato e conflittuale con il cibo, soffrono per il loro peso e si affidano a diete e restrizioni alimentari nel tentativo di trovare una soluzione a questa sofferenza. In molte di queste situazioni il cibo rappresenta la soluzione temporanea a un disagio emotivo, motivo per cui spesso viene perso il controllo sull’alimentazione e si cade nelle cosiddette “abbuffate” o “fame nervosa”.
Il protocollo Mindful Eating permette di esplorare la propria relazione con il cibo, i motivi che spingono a mangiare anche quando il corpo non lo richiede, le emozioni e i pensieri che accompagnano il momento del pasto e la ricerca compulsiva di cibo.
La mindfulness è una pratica che deriva dalla tradizione delle discipline orientali e significa “piena consapevolezza” ed è “la capacità di porre attenzione a qualcosa in un modo particolare: intenzionalmente, nel momento presente, senza giudicare” (J. Kabat-Zinn). La Mindfulness è stata integrata nella psicoterapia a partire dalla fine degli anni 70. Da allora sono stati sviluppati una serie di programmi Mindfulness-based, utilizzati largamente sia in Europa che in America.
Mindful Eating è la pratica di consapevolezza applicata all’alimentazione e incoraggia a prestare attenzione alla nostra esperienza nel momento in cui stiamo mangiando.
In relazione all’alimentazione è stato stimato che circa il 50-60% della popolazione presenti un qualche comportamento alimentare disfunzionale, rientrando quindi nella categoria definita fame nervosa o fame emotiva; sembra che a quattro anni circa dalla conclusione di una dieta, in media le persone mantengono solo il 3,2% della riduzione del peso iniziale ottenuta (Priya Sumithran P., Proietto J., 2013).
Imparare a mangiare con consapevolezza, in modo mindfully, risulta essere dalle ricerche, una strategia molto più potente, più duratura e sana di qualsiasi dieta restrittiva.
Fame nervosa = fame emotiva
Chi soffre di fame nervosa soffre di disregolazione emotiva: cioè non riconosce le emozioni, le confonde con la fame e, come conseguenza, mangia in maniera smodata, non tollerando le emozioni negative. Inoltre chi soffre di alimentazione incontrollata e di abbuffate rimane vittima delle cosiddette credenze rigide o altrimenti detto il pensiero “tutto o nulla” che si accompagna a ruminazione o soppressione del pensiero (ad esempio “Non devo pensare alle patatine fritte o al cioccolato”). Questo tipo di pensiero scatena un tipico circolo vizioso e paradossale: il pensiero di restrizione alimentare e il conseguente comportamento rispetto al cibo stimola al contrario una ricerca urgente e non rimandabile di cibo e quindi di sovra-alimentazione con successiva nuova restrizione (l’effetto paradosso della restrizione alimentare).
Cosa insegna la Mindful Eating
- a osservare i pensieri come eventi mentali;
- la distinzione tra gli aspetti psicologici dell’esperienza emotiva e gli stimoli della fame e della sazietà;
- l’accettazione delle emozioni come parte dell’esperienza umana, con minore reattività ad esse;
- la consapevolezza degli stati interni;
- nuove modalità più funzionali di interazione col cibo;
- a prendere coscienza dei segnali che il corpo invia. Il corpo sa quello che vuole. Quindi il punto essenziale del mangiare consapevole è imparare ad autoregolarsi.
Il protocollo di Mindful Eating è lo strumento più efficace di psicoeducazione alimentare e riabilitazione del comportamento alimentare per imparare a gestire l’onda emotiva e i pensieri disfunzionali legati all’assunzione del cibo, ascoltare meglio i segnali del proprio corpo e capire la differenza che c’è tra un’attivazione dovuta allo stress, alla fame o alla sazietà.
Mangiare mindfully: cioè acquisire nuove modalità funzionali di interazione con il cibo e con le proprie emozioni.