“Vorrei trovare la donna della mia vita”, “sogno il principe azzurro”….e vissero tutti felici e contenti.
Il sogno romantico di un incontro che finalmente garantirà un senso e la felicità alla propria vita non tramonta mai, a dispetto magari di grandi o piccole delusioni che abbiamo già provato. Certo ognuno di noi desidera trovare con il proprio partner quell’unione, quell’intesa perfetta, che duri per sempre. Ci culliamo nell’ideale di un amore romantico perdendo però spesso di vista che forse ciò che stiamo davvero celebrando è quella prima parte della vita di coppia che chiamiamo innamoramento, fase che euforizza ma che inevitabilmente porta a false idealizzazioni, rendendo l’altro portatore dei nostri desideri e bisogni più profondi.
Credo sia proprio questa idea di amore romantico il punto di partenza che porta la coppia a un momento di impasse, che generalmente viene chiamata “crisi di coppia”, e che spesso in terapia ho trovato espressa attraverso alcune frasi ricorrenti: “ non c’è dialogo...”, “siamo sempre in guerra”…, “la nostra vita sessuale è assente…”, “lui pensa solo al lavoro”, “lei è cambiata da quando sono nati i nostri figli”, “non ci capiamo più”, frasi che riferiscono un disagio, un conflitto esplicito che porta la coppia a interrogarsi e a chiedersi se “forse è meglio se ci separiamo…”.
La mancanza di dialogo, il calo dell’affettività e della sessualità, le delusioni reciproche, la crescita lavorativa o culturale di un partner rispetto all’altro, le fatiche per l’arrivo dei figli, le tensioni con le famiglie di origine, i tradimenti sono in genere i motivi che portano alla crisi di coppia: cioè il segnale che si è giunti a un punto critico.
La crisi segnala un momento di grande sofferenza dove all’innamoramento può subentrare all’amore di coppia solo e se la coppia accetta il disincanto, la disillusione, e non tenta scorciatoie per non confrontarsi con la delusione che qualsiasi movimento di idealizzazione (come nell’innamoramento) inevitabilmente porta con sé.
In genere nelle coppie in crisi si osserva una dinamica psicologica: ognuno dei due membri della coppia considera il partner il principale responsabile della situazione di tensione che si è creata e ognuno dei due sente di essere dalla parte della ragione: l’idea è che modificando l’altro, il rapporto di coppia ritroverà l’equilibrio e la sintonia perduta (o mai in realtà raggiunta?). Entrambi i partner hanno il desiderio di un maggior benessere a fronte di un vissuto di delusione nelle proprie aspettative riposte nel passato nei confronti dell’altro, ma questo modo di vedere e affrontare la crisi ha il solo effetto di arroccare ciascun coniuge sulle proprie posizioni, mirando unicamente a fare pressione sull’altro partner affinché cambi.
La terapia di coppia, come intervento esterno, può liberare la coppia a uscire da schemi e modelli relazionali, diventati rigidi, ripetitivi e poco funzionali, sbloccando quelle tipiche situazioni di stallo dove le due persone non riescono più a stare bene insieme, ma neppure a lasciarsi.
In genere il percorso psicoterapeutico inizia con l’analisi della domanda, una fase di indagine attraverso la quale comincia la costruzione stessa del percorso, fase finalizzata a mettere a fuoco nella sua complessità il problema portato dalla coppia attraverso il dialogo e l’ascolto dei motivi che hanno portato alla richiesta, dei bisogni, motivazioni, aspettative di entrambi rispetto al proprio modo di essere e pensare la coppia.
Il percorso psicoterapeutico si costituisce come un momento di ascolto reciproco e di cambiamento, uno spazio dove non si cerca più un vincitore e un vinto e dove la relazione tra coniugi non è più un campo di battaglia dove prevale la prova di forza, ma un terreno fertile di consapevolezza rispetto al modo in cui ognuno dei due partner si mette in gioco con l’altro, ritrovando la vitalità profonda del loro legame che li ha mantenuti, comunque e nonostante tutto, vicini in un percorso di vita che hanno scelto di condividere.